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interviste

Joanna Jasiñska - Koronkiewicz
di Francesca Villani


Dies IraeIn Dies Irae la più terrificante sequenza musicale della liturgia cristiana diventa un film d’animazione, che sembra un inno alla vita e alla libertà. E’ giusta questa interpretazione?
Penso che ogni interpretazione che lo spettatore vorrà dare vada bene. Anche se non prevista dal regista. Si, infatti libertà e vita sono esattamente l’opposto di pericolo e morte. I quattro elementi: fuoco, aria, acqua e terra rappresentati daiDies Irae quattro cavalli creano la vita proprio come la distruggono. La vita non esisterebbe senza di loro, ma al contrario il cataclisma è causato dalla “furia” degli elementi. La vita e la morte sono una cosa sola, e dove finisce una inizia l’altra. L’idea del film è di raffigurare I Quattro cavalli – Quattro cavalieri dell’Apocalisse- che, senza aspettare il giorno del giudizio, si liberano come elementi in furia. Dopo aver dato dimostrazione dei propri poteri, essi ritornano alle loro rispettive forme gentili di fuoco,aria, acqua e terra. Restano nascoste in attesa di una nuova occasione per attaccare.


Che cosa ti ha affascinato nel Requiem di Mozart, che ispirò anche un celebre film di Karl Dreyer del 1943?
La musica di Mozart mi ha ispirato per la prima volta quando vidi il film “Amadeus” di Milos Forman, che io considero un capolavoro della cinematografia. Mi ha fatto molta impressione la scena quando Mozart, morente, detta a Salieri le ultime note del Requiem. Meravigliosamente girato e arricchito dalla stessa musica di Mozart mi ha fatto sentir il bisogno di Mozart come l’aria. L’autunno e l’inverno rendono inclini alla nostalgia e io ascoltavo molto spesso il Requiem. Dies Irae mi ha ispirato con la sua straordinaria espressione e potenza tanto da farmi risuonare nelle orecchie gli zoccoli dei cavalli. Così è partita l’idea per il mio film.All’inizio l’associazione tra il galoppo e i cavalli, poi quella dei quattro cavalieri e dei quattro elementi. Alla fine ho eliminato i cavalieri e sono rimasti i quattro cavalli….


Cosa hai voluto trasmettere allo spettatore?
Spero che il mio film trasmetta un messaggio simile a quello della musica. Durante il lavoro al film mi sono avvicinata con rispetto e umiltà alla musica di Mozart e ho pensato che non dovesse raccontare una storia specifica, ma solo scorrere con la musica. Il senso di paura, ira divina e bellezza è stata l’idea centrale e spero di essere riuscita a mostrarla allo spettatore.


Nel tuo paese qual è il posto che occupa il cinema d’animazione? A che punto è la sua evoluzione?
In Polonia come altrove l’animazione è una parte importante della decima musa. Dalla più comune animazione usata nei cartoni e negli spot pubblicitari fino a quella artistica e sperimentale. Credo che la serie di film sulla musica prodotta da molti anni dallo Studio TV of Animated Movies di Poznan, con il quale ho l’onore e il piacere di lavorare, sia molto utile e necessaria. Questa serie ha il compito di mostrare allo spettatore giovane la musica classica in una maniera più comprensibile. Penso che in questo 2010, che è l’anno dedicato a Chopin, trasmetteremo molti film dedicati al giovane pubblico, film ispirati a Chopin e con al centro la sua musica .


Quali sono stati i tuoi studi?
Ho studiato animazione presso il Dipartimento di Cinematografia della Film School di Lodz(Panstwowa Wyzsza Szkola Filmowa, Telewizyjna i Teatralna im. Leaon Schillera). Il mio primo insegnante e maestro è stato il prof. Kazimierz Urbanski che rivedo ogni tanto per consigli e idee.


Quali sono le tue personali prospettive?
Spero che mi sia data l’opportunità di fare film animati basati sulle mie idee e quello in cui credo, usando le mie tecniche preferite. Spero che la mia produttrice, Ewa Sobolewska la veda come me…ogni nuova idea, ogni nuovo progetto è un nuovo periodo della mia vita, durante il quale imparo qualcosa sull’arte cinematografica, esplorando nuove tecniche pittoriche, nuove soluzioni formali e di sceneggiatura. Ogni nuovo film è come una ricerca e io amo queste “missioni”. Al momento in cui il film è quasi terminato, mi sento triste e molto sola, almeno finchè non riparto con un nuovo progetto.


Cosa conosci dell’Italia? E del cinema d’animazione italiano?
Il cinema italiano contemporaneo sfortunatamente non è molto rappresentato in Polonia. Forse come il cinema polacco in Italia. Mi piace “La Vita è Bella” di Roberto Benigni e naturalmente „ Nuovo cinema Paradiso” e “Malèna” di Giuseppe Tornatore. Registi come Fellini, Antonioni o Bertolucci sono già parte della storia del cinema ed è impossibile non considerare le loro opere. Nelle lezioni di cinematografia, mostriamo spesso agli studenti “Il conformista” con la stupenda fotografia di Vittorio Storaro. Forse sembrerà buffo, ma associo l’Italia e specialmente la Sicilia con “Il Padrino” di F.F. Coppola. In Polonia la cucina italiana è molto conosciuta, piatti come la pizza, spaghetti e pesto sono ben noti ai polacchi. Ma sono sicura che i piatti italiani in Polonia hanno poco in comune con la cucina originale italiana (ho mangiato le migliori lasagne della mia vita preparate dalle suore durante il mio soggiorno a Cetraro), ma ai polacchi piacciono indipendentemente da quanto molto o poco autentici essi siano.


Avete scelto di parlare del vostro paese. Qual è secondo voi il ruolo dell'animazione nel trattare tematiche sociali e politiche?
L'arte in generale non è nata per ornare le abitazioni dei ricchi. Nell'animazione possiamo dire tante cose senza dover chiedere permesso. Il mezzo consente al pubblico di accettare qualunque realtà distorta. Noi lo usiamo per trattare argomenti forti o taboo. I nostri film non sono facili da guardare ma speriamo che possano contribuire al cambiamento. Il cinema d'animazione non svolge una "funzione". Ciascuno dovrebbe farne ciò che vuole, purchè si rimanga fedeli a se stessi.


Il nostro festival è dedicato a Simona Gesmundo, una giovane e talentuosa studiosa di intelligenza artificiale. Cosa ne pensi dell’intelligenza artificiale applicata al cinema e quale pensi sia il futuro dell’animazione digitale?
Considero l’Intelligenza Artificiale un tema molto importante. Seguiamo il progresso della civiltà, della scienza e dell’ingegneria, perchè questo è il nostro futuro. Nel campo del montaggio, della composizione o della animazione in 3D, i software hanno reso notevolmente più semplice girare un film, dandoci strumenti che non riuscivamo neanche ad immaginare in passato. Infatti considero“Tango” di Zbigniew Rybczynski (che ha ricevuto l’Oscar nel 1983) un capolavoro dell’animazione. E’ difficile credere che i suoi film siano stati realizzati senza tecnologie digitali. La completa sincronizzazione di un enorme numero di oggetti sembra troppo difficile da controllare da parte di un unico cervello. Invece …è possibile. Io apprezzo l’animazione digitale completamente, ma ritengo che non sia altro che uno strumento nelle nostre mani. Dipende da noi saperlo usare in modo saggio e creativo. Il problema dei creatori di software grafici e per l’animazione è di creare strumenti massimamente ergonomici per l’artista. L’animazione è una forma specifica di cinema, in particolare perché gli unici suoi limiti sono i limiti della mente umana. Un film disegnato con una linea singola su un foglio bianco può essere affascinante al pari di un’enorme epopea con milioni di effetti speciali. Attraverso le epoche e le diverse branche dell’arte la cosa fondamentale è sempre stata l’idea, il pensiero umano, e questo credo non cambierà mai.


Stai lavorando a nuovi progetti cinematografici?
Sì, attualmente sto lavorando ad un corto su una delle sonate di Chopin. Per l’anno di Chopin e per la serie cinematografica sulla sua musica. Sto anche preparando un nuovo progetto –un breve corto su uno degli Studi di Chopin- un piccolo mattoncino in un più vasto progetto. “Ballade”, come Dies Irae è animato con pittura ad olio, immagine per immagine. Sarà una storia d’amore in bianco e nero e un bel po’ di tonalità di grigio. Sembra una battuta, ma a dire il vero il film è di fatto in bianco e nero, è una metafora del rapporto tra uomo e donna e tocca diversi stadi dell’amore…cioè le zone grigie.


Il binomio cinema-musica come argomento di film o per il coinvolgimento di artisti o musicisti è sempre stato molto frequente. Come la musica può accompagnare e arricchire l’animazione?
Amo creare animazione al suono della musica. Il suo ritmo mi indica lo stile, la storia, il progetto…tutto. La musica stessa è una storia, bisogna solo saperla cogliere, farla uscire dalla propria immaginazione e trasporla sulla tela. L’animazione e la musica si amano in un modo speciale. Trovo che le sincronizzazioni astratte di Oscar Fishinger siano affascinanti ma personalmente non sono cresciuta abbastanza artisticamente da poter rendere la musica attraverso l’animazione e forse non ci riuscirò mai. Tuttavia, mi piacerebbe che nei miei prossimi film disegno e forma avessero un ruolo più significativo. Voglio lasciare allo spettatore più spazio per sentire e trarre piacere dalle immagini e dai suoni, piuttosto che cercare di capire la storia. Il mio prossimo film sulla musica sarà dedicato ai bambini, pertanto dovrò per ora rimandare le mie ambizioni sperimentali ad un prossimo progetto. Infine vorrei esprimervi i miei ringraziamenti per l’interesse mostrato nei miei riguardi. E’ stato un piacere ed un onore chiacchierare con Lei.


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